E’ purtroppo per noi spiacevole rilevare che, ad oggi, non vi sono per il consumatore elementi informativi sufficienti a capire, leggendo l’etichetta, se un prodotto sia o meno di buona qualità. Infatti, la presenza della sola composizione qualitativa (e non quantitativa) rende impossibile anche ad un esperto valutare un prodotto in base agli ingredienti (sono sempre così numerosi!).

A maggior ragione risulta impossibile ad un semplice consumatore, poco esperto di tecnica cosmetologica. I test comparativi sui prodotti, quando disponibili, aiutano in questo senso, ma il loro costo è praticamente proibitivo per le associazioni di consumatori, almeno in Italia. Per il momento accontentiamoci di riflettere sul fatto che costi esageratamente bassi non sembra possano garantire l’impiego di materie prime di qualità eccelsa (non è necessariamente vero il contrario), ma questo non significa affatto che si tratti di ingredienti nocivi o allergizzanti: a volte, come ricordavamo, le differenze di prezzo sono dovute a qualità come gradevolezza al tatto e consistenza, al packaging più elegante e complesso ma soprattutto alla pubblicità e al margine di profitto riservato al canale di vendita più elevato in farmacie e profumerie, meno nella grande distribuzione senza dimenticare i centri di bellezza come parrucchieri e centri estetici.

Trasparenza, correttezza e informazione dei consumatori

Si tratta, come noto, dei requisiti ideali di un prodotto e del rapporto tra chi produce e chi acquista. Nella vastità dell’offerta, i consumatori stanno imparando a premiare la correttezza del produttore che promette soltanto quanto è in grado di mantenere e soprattutto informa in modo completo e corretto sul contenuto e i rischi legati al prodotto. I risultati dell’applicazione della legge sull’etichettatura non sono soddisfacenti, dal nostro punto di vista, perché i produttori la hanno voluta intendere in maniera minimalista e pretestuosa. I prodotti seri indicano in modo ben visibile la scadenza, le precauzioni d’uso, le eventuali fonti di informazione aggiuntiva (numeri telefonici, siti internet), evitando di dare assoluta prominenza visiva e quantitativa alle informazioni di tipo commerciale e pubblicitario. La data di scadenza e le modalità di uso e conservazione facoltative, sono risultate presenti su una minoranza di prodotti (in Italia meno del 18%).
La presenza di informazioni ambigue, riferimenti a fantomatiche prove di laboratorio, tecnicismi inutili e pretenziosi sono tutte spie di poca serietà e affidabilità del produttore, con le conseguenze presumibili sulla qualità del prodotto…